Età antica
Espressione di eleganza e raffinatezza, la camicia fu indossata da imperatori, condottieri e gente comune sia nelle campagne sia nelle città.
La camicia parla, esprime, racconta di noi e della nostra storia attraverso l’emozione tattile che si prova palpeggiando la sua stoffa pregiata.
La camicia è fatta di idee, forme ed esperienza; è da sempre indumento fondamentale e postilla indispensabile al vestire civile.
Sono almeno dodici secoli che la camicia accompagna l’uomo nella sua giornata, assumendo nel tempo diversi ruoli e differenti significati: segno di eleganza, simbolo di nobiltà o appartenenza ad uno schieramento politico, dono galante o diplomatico.
Nota già agli antichi romani con il nome di “subucula”, dove era utilizzata al posto della moderna biancheria intima, anche Carlo Magno la indossava durante le sue gesta.
Medioevo
Dal 1300 in poi anche l’arte e la letteratura si interessano a questo capo di abbigliamento, dalle tele di Caravaggio alle pagine del Decamerone di Boccaccio, dove spesso uomini e donne erano in camicia.
Nel 1500 il collo divenne protagonista, dai piccoli colletti piatti a l’italienne alla “gorgiera” a un collo sfarzoso per il quale occorrevano fino a 11 metri di stoffa.
Nel 1843 a Montevideo, in America del Sud, i garibaldini la scelsero rossa.
Cominciarono a moltiplicarsi foggie e modelli a seconda delle occasioni: i pittori la prediligevano bianca senza collo e con le maniche larghe, bianca e a volte senza manica destra per i duelli di spada.
Nel XX secolo il cinema americano portò alla ribalta la camicia, in versione candida a maniche fluenti alla Rodolfo Valentino, “Oxford” alla Humphrey Bogart e adatta alla dura vita del West, come quella indossata da John Wayne. Fra le tante tipologie di camicie merita una menzione la button down.
Pare che il suo inventore, durante una giornata ventosa, infastidito dal suo colletto svolazzante, lo fissò alle estremità con due bottoni di madreperla, dando così origine ad uno dei capi più versatili tra i tanti modelli di camicia.